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Curiosità
Quando i morti portavano i doni:
ciccupeppi
In Sicilia e in genere nel sud Italia, la tradizione
popolare voleva che nella notte fra l’uno e il due
novembre i morti ritornassero in processione sulla terra
per portare doni ai bambini.
Per consuetudine le “cose” da “richiedere” ai morti
venivano concordate parecchi giorni prima, nel tentativo
di potere esaudire concretamente la richiesta. Durante
tutto il periodo di attesa, quasi sempre, nel rispetto
delle raccomandazioni dei genitori, i bambini facevano
di tutto per comportarsi bene per evitare di
indispettire i richiamati defunti.
Nello Blancato sul suo blogspot di ottobre
2011, scriveva:
“La notte dell'attesa era una notte di trepidazione.
Prima di andare a letto si recitavano il Padre Nostro e
le "cose di Dio" con il massimo fervore. Di prima notte
si dormiva con un solo occhio e con l'altro, che
fuoriusciva dalle coperte, si cercava di sbirciare per
tentare di vederli senza essere visti; perchè, guai se i
morti si accorgevano che eri sveglio e li osservavi di
nascosto, ti avrebbero fatto il solletico ai piedi e se
ne sarebbero andati via riportando con sè tutto quanto
era stato loro chiesto tramite i genitori, portavoce
ufficiali di tutte le richieste filiali. Poi, con gli
occhi ben chiusi e non senza patemi e paure, si cadeva
in un sonno profondo fino a quando l'indomani mattina si
era svegliati da quei ragazzini più mattinieri che, già
sulla strada, avevano il loro gran daffare …, con
carrettini, bambole di paglia di segatura, cucine,
automobiline a molla, fucili a tappo, spade e Ciccupeppi.
Era un incrociarsi di gioie, di invidie e anche di
mortificazioni.
Era veramente una grande gioia, dopo una insistente e
affannosa ricognizione, trovare sul canterano o sul
tavolo del soggiorno o in qualsiasi altro posto quanto
era stato a suo tempo richiesto.
Ma non sempre le richieste venivano esaudite con matematica certezza,
specie nelle famiglie più povere: forse perchè i
genitori non riuscivano a comunicare in tempo con i cari
defunti; allora questi si regolavano di testa loro,
lasciando, a posto del trenino o del cavallo a dondolo
di cartapesta o della batteria completa da cucina,
qualche regalo più modesto, corredato, però,
abbondantemente, da mostarde, cotognate, fichi secchi,
noci, melagrane, noccioline.
I cosi re muorti di solito venivano messi in ambienti il
più lontano possibile dalla stanza dove i bambini
dormivano o in posti poco frequentati, dentro ceste,
scatole o anche dentro le scarpe, quest'ultime collocate
sul davanzale della finestra o sulla soglia della
porta.”
Giuseppe Pitré, nella sua “Biblioteca delle tradizioni
popolari Siciliane” 1881, scrive "... i morti non sempre
entrano nelle case, ma lasciano il dono alle porte e
alle finestre, per lo più entro le scarpe se i bambini
appartengono al basso popolo ...".
Una storia tutta mia
Nel corso della ricerca degli antichi oggetti, che
trovano la loro collocazione nella “casa du zu puddu”,
mi sono ricordato che da bambino, proprio in occasione
“dei morti” (quasi certamente del 1953) avevo avanzato
la richiesta di avere “lasciato” dai morti il giocattolo
“batti-batti”.
La richiesta non fu esaudita, forse perché avevo commesso
qualche monelleria o forse perché le scarse
disponibilità finanziarie familiari non ne consentivano l’acquisto.
Mi furono "lasciate" soltanto (si fa per dire) mostarde,
puma cola e ossa ri mottu, in
sufficiente quantità da dividere con mio fratello Saro.)
Nel corso di questi ultimi anni, rivendendo i vecchi
oggetti, in parte appartenuti ai miei genitori, mi sono
tornate in mente quelle ore di mortificazioni e una
forte voglia di ritrovare quel tanto desiderato
giocattolo.
Dopo una ricerca su internet, ho scoperto che la sua
vera denominazione era “ciccupeppi”, i cui disegni
si trovavano a Floridia presso il Museo del
Maestro Francesco Lombardo (Cicciu Pastasciutta, vero ideatore), mentre alcuni esemplari
si potevano trovare presso la Casa museo
Antonino Uccello (via Machiavelli, 19 - Palazzolo Acreide).
Quindi, da una visita presso i due musei, sono riuscito ad avere delle
sufficienti indicazioni sulle caratteristiche dello
stesso giocattolo, grazie alla disponibilità dei
rispettivi responsabili. Trattasi di un pupazzetto in legno,
le cui braccia, dotate di piccoli piatti di latta, sono
collegate alle due ruote, mediante un asse a camme, mentre altri due piatti sono
fissati sul piano di appoggio. Un'asta di legno consente
di spingere il tutto sulle ruote che girando mettono in
moto il meccanismo che consente alle due coppie di
piatti di battere tra loro, emettendo un "suono" ritmico
a seconda della velocità di avanzamento, da ciò il nome
batti-batti.
Con gli elementi acquisiti, pur non avendo la necessaria attrezzatura, ho avviato la
ricostruzione del desiderato giocattolo.
Dopo diversi tentativi, sono riuscito a realizzare il
“mio batti-batti”, con il quale ho già giocato, ma ho
avuto anche la grande soddisfazione di avere richiamato
l’interesse della mia nipotina Viola, di appena un anno,
e degli altri nipoti.
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