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Curiosità |
ANTICHE MISURE
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Palmo |
Tùmminu |
"Tegola
e tomaia", unità di misura del Settecento, impresse
all'ingresso del Palazzo degli Elefanti, Piazza Duomo, Catania |
Dopo
l’Unità d’Italia (17 marzo 1861), con la legge
del 28 luglio 1861, proposta dal Ministro di
Agricoltura Industria e Commercio Cavaliere
Filippo Cordova ed approvata dal primo
Parlamento d’Italia, sanzionata e promulgata dal
Re Vittorio Emanuele II, si diffonde il
Sistema
Metrico Decimale e si proclama valido in tutte
le province italiane.
Nei secoli passati i nostri avi per misurare e
pesare facevano uso di un sistema, che nel corso
degli anni è stato sottoposto ad opportune
correzioni, che solo ai primi dell’Ottocento
trovò una sistemazione scientifica.
Nelle tabelle che seguono
si schematizza il “Sistema di misura Siciliano prima del 1860 e ragguagli con il Sistema
metrico decimale”, con riferimento, ove possibile, alla provincia
di Catania.
Misure di lunghezza |
Misure di superficie |
Misure di volume |
Miglio siciliano (migghiu) = m 1.486,62 = 45 corde |
Miglio quadrato = Kmq 2,210
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Miglio cubo = Kmc 3,285 |
Corda = m 33,036 = 16 canne |
Corda cuba = Damc 36,056
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Catena (catina) = m
8,259 = 4 canne |
Corda quadrata = mq 1.091,38 |
Canna = m 2,06475 = 8 palmi |
Canna cuba = mc 8,803
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Passo = cm 51,62 |
Canna quadrata =
mq 4,2633
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Palmo siciliano (parmu)
o piede = cm 25,8098 = 12 once |
Palmo quadrato = dmq 6,66 |
Palmo cubo = litri o
dmc 17,193 |
Oncia lineare (unza liniari)
o pollice = cm 2,15
= 12 linea |
Oncia quadrata = cmq 4,622 |
Oncia cuba = cmc 9,950 |
Linea (linia) = mm 1,792 = 12 punti |
Linea quadrata = mmq 3,204 |
Linea cuba = mmc 5,760 |
Punto (puntu) = mm 0,149 |
Punto quadrato = mmq 0,022 |
Punto cubo = dmmc 3,332 |
La
corda è significativa perché rappresenta il lato del quadrato di
superficie pari a un tùmminu.
La
canna quadrata è detta anche quartiglio (quartighiu).
La
superficie della Sicilia è di 11.632 miglia sicule quadrate (= 25.711 Kmq).
Misure di capacità
per i solidi (“aridi”, cereali, legumi). |
Misure di capacità
per liquidi (vino) |
Misure di Peso |
Salma da rossa = 20 tumoli = Kg. 280
di grano |
Botte (vutti)
= litri 687,72 = 40 quartare |
Salma di peso = Kg
253,89 = 320 rotoli |
Salma = litri 275,1
= 4 bisacce = 16 tumuli = Kg. 224 di grano |
Salma per mosto =
litri 85,96 = 2,5 barili |
Cantaro (cantàru)
= Kg 79,342 = 100 ròtuli |
Salma = litri 68,77
= 2 barili |
Cafiso (cafisu)
= Kg 7,934 = 10 rotoli |
Bisaccia (visazza)
= litri 68,77 = 4 tumuli |
Barile (barili)
= litri 34,386 = 2 quartare |
Rotolo (ròtulu)=
Kg 0,79342 =
12 once |
Tumolo = litri 17,19
= palmo cubo = 4 mondelli |
Quartara = litri
17,193 = Palmo cubo |
Quattruni
= quarta parte di ròtulu = gr.198,35 |
Mondello (munneddu,
munnia)
= litri 4,3 = ¼ di tumulo
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Quartuccio (quartucciu)
= decilitri 4,298 = 1/40 di quartara |
Oncia grossa = gr
66,12 = 4 quarte
|
Coppo = litri 1,07 =
¼ di mondello |
Caraffa (bucali)
= decilitri 2,149 = mezzo quartuccio |
Oncia fina = gr
26,4473
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Carrozzo = decilitri
2,68 = ¼ di coppo |
Bicchiere o quartino
(quartinu) = decilitri 1,074 = ½ di caraffa |
Quarta grossa = gr
16,53
|
Quartiglio =
centilitri 6,71 = ¼ di carrozzo. |
Gotto (gottu)
= centilitri 5,37= ½ quartino. |
Quarta fina = gr
6,6118 |
Ancora oggi, a Catania, l’unità di misura dell’olio è il cafiso (cafisu),
che è pari a Kg 16,00 (= litri 17,200, circa).
Quartara per
mosto = litri 8,60. Salma di mosto = 10 quartare = litri 86.
L'unità di misura delle olive da frantoio era la salma,
pari a Kg. 240, che rendeva da 2 a 3,5 cafisi di olio,
pari a kg. 32-56 (resa 13-23%).
Misure Agrarie |
Unità di portata
(secondo il sistema della Regia Corte) |
Unità di moneta |
Salma (sarma)
= ha. 1.74.62,60 = 16 tumuli |
Zappa = 12,88 l/sec
(pari a 46 mc/h) = 4 darbi |
Oncia siciliana (unza),
corrispondente al valore attuale di € 180,00 |
Bisaccia = ha.
0.43.65,65 = 4 tumoli |
Darbo = 3,22 l/sec =
4 aquile |
Tumulo (tùmminu)
= Ha. 0.10.91,41 = 4 mondella |
Aquila = 0,80 l/sec
= 4 denari |
Tarì = 1/30 di
oncia, quindi pari ad € 6,00 |
Mondello (munnìu
o munneddu) = mq 272,85 = 4 coppa |
Denaro = 0,20 l/sec
= 4 penne |
Grano = 1/20 di
tarì, quindi pari ad € 0,30 |
Coppo (coppu)
= mq 68,21 = 4 carrozza |
Penna (pinna) =
0,050 l/sec. |
Picciolo = a 1/6 di
grano, quindi pari ad € 0,05. |
Carrozzo (carrozzu)
= mq 17,05 = 4 quartigli |
Quartiglio (quartighiu)
= mq 4,2633. |
A Catania il tumulo è pari
a mq 2.143,59 (ha 0,214359); la salma è pari a mq 34.297,44.
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Otre, in olona, di
Lt. 34, circa |
Quartara per mosto,
L. 8,600 |
Bozza di cL. 80, circa |
Bicchiere o quartino di
mL. 107 |
Per comprendere meglio il
valore attribuito alla vecchia moneta, possono essere utili alcuni
raffronti.
Intorno al 1820, un muratore percepiva un salario medio
giornaliero di 5 tarì, con una paga annua di circa 50 onze.
Nel 1825, il Marchese di San Giacinto, Amministratore
Generale delle Regie Poste, percepiva uno stipendio annuo di 500 onze.
Nello stesso periodo, un rotolo di pane costava 1 tarì e 8
grani, la stessa quantità di carne bovina costava 1
tarì e 4
grani, mentre 1 barile di vino (circa
34
litri) costava 2 tarì (www.girgenti1820.it/misure.htm ).
Intorno al 1800,
accadeva che il tomolo, col quale i baroni misuravano il grano che
ricevevano dai contadini, era sensibilmente più grande di quello che
serviva poi per rivenderlo.
In altre parole il
tomolo signorile tendeva ad aumentare di volume al momento della
percezione delle rendite e, al contrario, a diminuire in uscita. Nella
maggior parte dei casi, si trattava di un elementare accorgimento pratico,
e cioè quello di consentire al “padrone” di scegliere, fra gli esemplari
disponibili, quello più o meno deformato dall’uso che, soprattutto, fosse
ritenuto più vantaggioso nel caso specifico. |
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Peso di kg. 2 |
In altri casi, per
esempio, per il proprietario la misura era quella colma mentre per il
contadino era quella rasa (misura genuina), cioè quella che si otteneva
pareggiando il contenuto ai bordi del contenitore. Anche
nel caso di misurazione del mosto era solita
l'esistenza della doppia misura. |
Per il padrone la quartara veniva riempita fino all’orlo
(tappando il buco che si trova sul collo della stessa quartara, litri 9,00
circa) mentre per l’agricoltore la misurazione avveniva a buco
aperto (litri 8,600).In altri casi, la quartara veniva riempita fino all’orlo, tenendo il buco aperto, con la differenza che per il proprietario il
conteggio avveniva speditamente (1, 2, 3, …), mentre per il contadino la
conta avveniva con una sorta di litania: 1) In nome di Dio; 2) di
Maria, 3) San Giuseppe, 4) in cumpagnia, 5) tutti i
santi, 6) sei avemu, 7) setti, 8) a Bambina, ….
17) non si cunta oppure 16 + 1, …25) Natale, …50)
tagghia
unu (che corrispondeva a 5 salme di mosto (litri 430 circa).
Tale recita consentiva una perdita di tempo, che
comportava una maggiore fuoriuscita di mosto dal
buco del collo, e quindi la consegna di una
minore quantità.
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Otri su carretto
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Asino, usato per
il trasporto del contadino e di due "regni" (fasci) di fieno. |
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Corda,
pari a m. 33, 036, era una unità di misura significativa
corrispondente al lato di un quadrato di superficie pari
a un tùmminu.
Otre,
(l’ùtru di lona), recipiente a forma di
sacco a “bocca” molto stretta, realizzato in tela di
cotone (olona), utilizzato per il trasporto del mosto;
capacità oltre 43 litri (5 quartare), ma ordinariamente
il "carico" era di 4 quartare (pari a litri 34,40), per
essere più facilmente trasportato. Due otri e mezzo
fanno una salma = lt.86.
Tùmminu = recipiente
cilindrico col fondo in legno e l'impugnatura in ferro.
Antica misura degli aridi (cereali) pari a 17 litri.
Buono anche per mandorle e fave.
Orientativamente ogni tùmmino corrispondeva a Kg. 14 di
grano, Kg. 12 di fave, Kg. 8,5 - 9 di mandorle.
Ogni 16 "tùmmina"
formavano una "sarma".
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Bozza
(siciliana)
La bozza è un antico contenitore in vetro per vino, caratterizzato
dalle seguenti parti:
- Sbocco a fungo: è
la sporgenza slargata posta nella parte superiore della
bottiglia, che accompagna la fuoriuscita del liquido.
- Collo: è la parte più
stretta della bottiglia e rappresenta l’impugnatura
della bozza. Si raccorda allo sbocco a fungo mediante un
restringimento, mentre, a due centimetri dalla spalla,
presenta una strozzatura che ostacola la fuoriuscita del
vino.
- Spalla: è la parte che unisce il collo al corpo
della bozza ed è un raccordo di modeste
dimensione, per la particolare conformazione del corpo.
- Corpo: è
la parte più estesa della bottiglia, quella che unisce
l’estremità inferiore con quella superiore del
contenitore, cioè la base o fondo con la spalla.
È la parte che svolge la funzione vera e propria di
recipiente e che contiene il liquido. La forma è ovoidale o
sub-ovata, che ricorda la “vozza” degli uccelli,
ripostiglio dove si ferma il cibo (a gaddina ca
camina, s'arricogghi cu la vozza china).
- Fondo/base:
è la parte inferiore della bottiglia, quella su cui
poggia la struttura del contenitore, si caratterizza per
una forma concava, rientrante nel corpo della bottiglia,
con funzione di equilibrio e raccolta di eventuali
sedimenti.
Le bozze erano
lavorate e create dai soffiatori di vetro. Questa
tecnica consentiva la produzione di bottiglie con fondo
tondeggiate che, evidentemente, rendeva impossibile
l’equilibrio. Per cui, a caldo, si spingeva la
protuberanza tonda all’interno della bottiglia, creando
il fondo concavo. In questo modo, le bottiglie potevano
restare stabilmente su una superficie piana senza
correre il rischio di cadere e rompersi.
Come si usava la
bozza
La bozza aveva una
capacità media di 80 centilitri, quantità sufficiente
a soddisfare il fabbisogno di una famiglia di 6-8
persone, che bevevano dalla stessa bozza.
Data la particolare
conformazione del collo, per bere il contenuto bisognava
prendere la bozza e appoggiare la parte superiore dello
sbocco ai denti, mentre la parte inferiore doveva essere
avvolta dalle labbra, quindi si sollevava verso l'alto la
bozza per consentire il riempimento del collo del
prezioso liquido. Aspirando e/o aprendo leggermente le
labbra, il liquido veniva fuori fino al riempimento
della bocca (o esaurimento
della quantità contenuta nel collo). Ulteriori tentativi
di aspirazione sortivano scarsi risultati, in quanto
bisognava staccare la bozza dalla bocca, riporla in
verticale o sul
tavolo e solo dopo si sarebbe potuto bere un'altra
razione.
Va ricordato che
dalla stessa bozza bevevano anche eventuali visitatori
sopraggiunti nel corso della mangiata, ai quali si
offriva “’muccuneddu di vinu” o “vuccuni di
vinu” (un bocconcello di vino).
Per la ricarica
occorreva un apposito imbuto con gambo d’uscita molto
stretto per incanalare il vino nel foro di
entrata/uscita della bozza.
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All'interno della
Chiesa di Santa Maria (Cattedrale) di Randazzo
si conservano due manufatti in pietra arenaria,
scavati nel loro interno e poggiati su
piedistallo in pietra lavica. Trattasi di due
unità di misure tipo Aragonesi (sec. XIV), di
cui la chiesa per antica concessione godeva il
privilegio della conservazione: il manufatto più
grande, detto Moggio, di litri 22, usato per i
cereali; l'altro detto Orcio, di litri 9, usato
per i liquidi. Su entrambi
vi è scolpito sopra lo stemma aragonese.
Secondo altri si tratterebbe del tumolo
randazzese di lt. 25,722 e della quartara randazzese di lt. 6,37, nel XIV secolo.
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Per l’elaborazione delle tabelle sopra riportate sono stati consultati i
siti:
www.smfn.unical.it/files/fl78/6381sistemametricosiculo.pdf
(Facoltà di Scienze e Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università
della Calabria. math.unipa.it/~grim/TesiFP_cannella_06.pdf
(Università di Palermo Dipartimento di Matematica e Informatica.
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