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      Ferro e metalli

 

Il Ferro battuto

L'arte della lavorazione del ferro nei secoli ha avuto una grande importanza perché dalle mani dei fabbri venivano fuori strumenti da lavoro (zappe, falci, coltelli, pale, badili, vanghe), oggetti per la casa, armi, ma anche oggetti di culto.

Il fabbro che si dedica alla ferratura dei cavalli e altri equini, è detto maniscalco.

Anticamente il fabbro era una figura di spicco della comunità: spesso i contadini mandavano i loro bambini presso la bottega del fabbro affinché ne imparassero il mestiere e si affrancassero dal duro lavoro dei campi. Era un onore apprendere dal maestro e un trauma esserne cacciati per incapacità o svogliatezza.

L'epopea del ferro battuto inizia in piena rappresentazione barocca, che qui si consuma a partire dalla ricostruzione successiva al terremoto del 1693. Sono proprio i fabbri ferrai a scrivere a caratteri indelebili una delle pagine più belle nella storia dell'arredo cittadino, e quando la sensibilità vaccariniana si avvierà al tramonto, faranno capolino altre forme espressive, più semplici e lineari: dal neoclassicismo ottocentesco all'eclettismo che strizza l'occhio al neogotico e poi al liberty, il ferro battuto diventa strumento per incutere rispetto e meraviglia. Dal versante pubblico delle “ville”, oasi di verde in pieno centro storico, con i loro gazebo per i concerti all'aperto, fino a quello privatissimo dell'alcova, con il suo splendido letto dalle testate forgiate a spirale e poi dipinte.

Balconate, cancelli e portoni danno i segni tangibili dell'abilità del mastro ferraio, che, con l'aiuto del fuoco, del martello e dell'incudine, ha saputo dare forma ed espressione al ferro, usando la forza muscolare delle braccia, movimenti coordinati delle mani e prontezza di riflessi.

Oggi la lavorazione del ferro è quasi esclusivamente opera di poche aziende che cercano di conservare i preziosi insegnamenti del passato. Ma i fabbri moderni non fanno più le stesse cose di un tempo: o lavorano nel mondo dell'edilizia, o si dedicano alla realizzazione di mobili da arredo in ferro battuto, preparando componenti per ville su richiesta di committenti facoltosi dai gusti particolarmente ricercati, dando vita a dei veri manufatti artistici (creazioni in ferro per balconi, cancelli, candelabri, fioriere, letti, portoni, ringhiere, sedie, tavoli con arabeschi, motivi floreali, figure di angeli e mascherine).

L'attività si basa soprattutto su tecniche di lavorazione c.d. a freddo, che prevedono la modellazione del ferro senza che sia necessario ribatterlo quando è ancora caldo. A tale fase di lavorazione segue l'assemblaggio dei diversi componenti effettuato con la saldatrice. La tecnica di lavorazione a caldo richiede, innanzi tutto, il taglio delle barre di ferro in segmenti della dimensione desiderata. I frammenti così ottenuti sono collocati nella forgia (forno aperto a carbon coke in cui la combustione è ravvivata per mezzo di mantici o ventilatori), ove sono riscaldati sino a temperature prossime ai 1.000 gradi centigradi. Raggiunta la temperatura desiderata, il ferro è adagiato sull'incudine e lavorato con il martello, oppure con il maglio. In questo secondo caso bastano in genere pochi colpi precisi, regolati da una lieve pressione del piede del fabbro, che in tal guisa modula la velocità di caduta del maglio, perché la massa rovente prenda la forma voluta. La tecnica di lavorazione tradizionale richiede poi che i pezzi forgiati a caldo siano uniti tramite chiodatura. Il prodotto quasi ultimato è infine sottoposto alle lavorazioni di finitura: sabbiatura, verniciatura e zincatura.

l coltello e la falce sono, fra i tanti, gli oggetti che meglio esemplificano la produzione dei maestri fabbri.

L'esecuzione dei coltelli trova la sua massima espressione nei manici, per lo più corni. Il corno inizialmente si abbrusca tramite una particolare tecnica che lo ammorbidisce e gli dona nello stesso tempo una consistenza particolare. Prima che si raffreddi, viene tagliato ripetutamente con una lama retta munita di impugnature laterali. Poi, con un piccolo seghetto, si produce una fenditura che servirà per inserire la lama. Per definire ulteriormente il manico, vengono apportati dei segni per mezzo di una lima, elementi decorativi che donano prestigio al coltello e ne fanno quindi anche aumentare il valore economico. La lama inserita varierà a seconda dell'uso finale del coltello: dalle lame a punta a quelle rotondeggianti, allo scannaturi per l'uccisione degli animali di grossa taglia.

Più complicata, invece, la produzione delle falci. Si adoperavano vecchi ferri tagliati a metà, per poi riscaldarli nella forgia cinque o sei volte, e successivamente lavorarli a, freddo sopra un anello cavo. In seguito venivano sbiancati, messi ad asciugare e strofinati con un tappo di sughero imbevuto di succo di limone per differenziare la parte in acciaio da quella in ferro. Le falci venivano quindi definitivamente temperate, ammanicate ed erano finalmente pronte per l'uso.

(Testo tratto in parte da "l'Artigianato racconta…" di Salvatore Bonura e Emanuele Grosso, Ed. Edilcalata.)

                                                      Lavorazione del rame

Nel nostro territorio, l'artigianato del rame è un'attività molto antica. Questa straordinaria tradizione produttiva, passata indenne tra le fluttuazioni e i capricci della moda che, soprattutto in tempi recenti, condizionano notevolmente le produzioni di elementi d'arredo, richiede, al pari delle lavorazioni di ferro battuto, una notevole abilità tecnica coniugata con altrettanta capacità creativa. La differenza principale, tra la lavorazione del ferro e quella del rame, è nell'assenza, in questo secondo caso, stante la notevole malleabilità del rame, di lavorazioni di modellatura a caldo. Nella lavorazione del metallo rosso la modellatura si effettua prevalentemente mediante il c.d. tornio tiralastra, che consente di far assumere la foggia voluta agli oggetti di formato circolare, bombato e/o semisferico. La modellatura può avvenire anche previa martellatura delle lastre di rame ma, più spesso, questa lavorazione segue a complemento e finitura della lavorazione al tornio. Per gli oggetti con forme a spigolo vivo la tecnica di lavorazione prevede il taglio a freddo delle lastre di metallo e il successivo montaggio. Un'ulteriore fase di lavorazione, cui si ricorre solo per prodotti destinati a contenere alimenti, è quella della stagnatura delle superfici interne, resa indispensabile dalla tossicità dei composti chimici derivanti dall'ossidazione del rame. La stagnatura, che sempre più spesso è sostituita dalla ricopertura delle superfici interne effettuata, per gli usi professionali, con acciaio o alluminio, è seguita dalla pulitura. Quest'ultima fase di lavorazione è compiuta, ancora oggi, prevalentemente a mano e senza l'ausilio di prodotti chimici.

Il calderaio (u quarararu) è l'artigiano che, partendo da lastre di rame, realizza pentole, boccali, scaldini, ecc. Ormai tutte le utensilerie da cucina vengono realizzati industrialmente in acciaio, per cui il calderaio viene ricercato da amatori e cultori delle nostre tradizioni.

Oreficeria

Gioielli disegnati recuperando conchiglie di mare legate all'argento, miniature sacre dipinte su vetro, vetrate d'arte sono i prodotti degli artigiani etnei di questo settore, un tempo molto più fiorente quando si ricavavano orecchini, spille ed altri monili con l'ambra "pescata" nel nostro fiume Simeto.

 

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