Per diversi anni, vivendo al piano superiore della casa dei miei
genitori e condividendo con loro alcuni spazi al piano
terra, ho avuto
modo di rivedere diversi oggetti di lavoro e di vita di
casa, che nel tempo avevano perso le loro originarie
funzioni e d’importanza.
Nonostante la consapevolezza di non poterli utilizzare
in alcun modo, gli stessi oggetti sono rimasti
accantonati in garage o altri spazi, senza mai pensare
ad una loro distruzione.
Trattasi di oggetti di scarso valore “commerciale”, ma
certamente di gran valore affettivo e portatori di
memoria delle abitudini famigliari. Pił in generale
ogni oggetto, nel rappresentare una condizione di vita,
sintetizza una fase storica della nostra
societą.
Nel tempo mi sono pił volte chiesto “Perché non
condividere con altri la storia che tali oggetti portano
con loro?” Storie di un tempo passato che ha visto la
generazione dei miei genitori crescere (trasformazione
dell’intero assetto economico e sociale), finendo con
l’interessare anche la mia generazione.
L’opportunitą arriva allorché č stato
deciso dall’Amministrazione provinciale di Catania di
organizzare, nel chiostro di Palazzo Minoriti, lo
svolgimento di alcuni eventi per la promozione e lo
sviluppo delle produzioni artigianali del nostro
territorio.
In tali occasioni, si č reso possibile destinare uno spazio (un vano),
alla realizzazione
"da' casa d'ł zł Puddu ‘u
carritteri".
Si č trattato della ricostruzione di un
locale con arredi (casa ri stari = casa per
stare), dove avrebbe potuto abitare ‘u zł
Puddu, (al secolo
Giuseppe Marletta, 1885-1960),
carrettiere di riconosciute capacitą.
Nel corso degli anni, la dislocazione degli oggetti ha seguito un filo del
tipo tematico, in una dimensione minima dello spazio,
cosģ voluta per renderla pił fedele ai tempi storici di
riferimento (periodo 1930-50). Ciascun oggetto, correlandolo con altri,
viene esposto per “raccontare” la propria funzione e la
propria storia.
All’interno della “casa”, il percorso evocativo vuole
essere un contributo alla conservazione di alcuni valori
socio-culturali che hanno caratterizzato un’epoca e che
inevitabilmente hanno influito sulla formazione di
coloro che hanno vissuto in quel contesto e su quanto č
stato trasmesso alle successive generazioni.
Il percorso consente di scoprire valori che il
cosiddetto progresso ha soppiantato: lo stare insieme
attorno ad una “conca”, il rispetto
nell’ascoltare quelli pił grandi, gli insegnamenti
religiosi che puņ dare una "cona", la modestia
degli alimenti posti sulla “buffetta”, ecc.
Con la ricostruzione della casa do zł Puddu si mira a
fare diventare gli oggetti “memorie materiali”, per le
vecchie e per le nuove generazioni, di un mondo popolare
spesso negato, cancellato e rimosso dalle vecchie
generazioni e che invece merita di essere sottoposto
all’attenzione critica dell’uomo di oggi, per
riappropriarsi del proprio territorio e delle proprie
radici culturali.
Ed ancora, ritornare al passato puņ servire da stimolo
per rivisitare e meglio comprendere il presente.
Leonardo Sciascia ebbe a sottolineare che “Quando un
popolo, un paese, una collettivitą, grande o piccola che
sia, non perde la memoria, vuol dire che non č nemmeno
disposto a perdere la libertą".
Oggi, vivendo in un mondo sempre pił globalizzato, si fa
presto ad accantonare e a dimenticare ogni espressione
di cultura popolare, legata al territorio e, in
particolare, al nostro mondo contadino.
In pochi decenni, una consuetudine millenaria viene
spazzata via dall'avvento dell'elettricitą e dalla
produzione di materiali sintetici e di complicati
macchinari. A ricordare l'inizio di tale processo di
cambiamento troviamo nella casa la radio e lo
scaldaletto, entrambi erano elettrici. La nostra tradizionale cultura, basata su
antiche aggregazioni umane, va in crisi: nuclei
familiari e individui perdono i veri punti di contatto e
di comunicazione, finendo inevitabilmente col restare
isolati e solitari.
Non si tratta di velata nostalgia o di desiderio ad un
ritorno al passato, ma di un tentativo di cogliere al
meglio le pił genuine manifestazioni di vita vissuta dai
nostri genitori o dai nostri nonni.
Agli oggetti esposti e a quelli che ci tornano alla
mente il compito di “raccontare”.
Un particolare cenno agli oggetti realizzati
dall'intreccio di vari
prodotti della terra. Ad essi,
a parte il compito di ricordare la cultura
dell'autosufficienza, presente in tutte le civiltą
agropastorali di quel tempo non lontano, si vuole
assegnare una ben pił complessa azione di stimolo nel
dare la giusta rilevanza ai rapporti relazionali di
ciascun di noi con gli altri.
Si vuole lanciare un
messaggio sull'importanza dell'intreccio di relazioni di
cui tutti abbiamo tanto bisogno.
Cosģ come dall'intreccio di liste di canne e verghe di
olivo, si realizza una cesta, un paniere ed altro
oggetto destinato a durare nel tempo, dall'intreccio di
relazioni di amore e di amicizia si possono creare
le condizioni per superare dei momenti di difficoltą di
tipo morale, sentimentale e, perché no, anche di tipo
economico. Lo stare insieme, sapere di poter contare
sugli altri č una risorsa di inestimabile valore.
Infine, va sottolineato il fatto che gli oggetti, nel
raccontare le loro origini, mettono in relazione le
vecchie tecniche di produzione (artigianato semplice e
di necessitą dell’epoca) con l'attuale artigianato,
basato sempre sull’estro del maestro-artigiano, tendente verso una
costante ricerca innovativa, per soddisfare al meglio un
consumatore sempre pił esigente. |
Cosa
hanno scritto alcuni
visitatori sulla casa d’ł zł Puddu, realizzata
nel Chiostro
Minoriti in occasione della mostra dell’artigianato
a
Natale 2015. |
‘U lettu do zł Puddu
-
trģspiti (trespolo, cavalletto, arnese di ferro
che sostiene le tavole da letto)
-
tavuli ri lettu (tavole di legno per
letto)
-
matarązzu ri lana (materasso imbottito con lana)
-
cuscinu (cuscino)
-
linzņlu (lenzuolo)
-
cuttunata, cutrigghia (coperta ripiena di
cotone)
-
cupetta (coperta)
-
vacģli (bacile, catino, vaso di forma rotonda
per uso di lavar le mani e la faccia)
-
rinąli (orinali, vaso nel quale si orina)
-
cantru o cąntaru (cantero), vaso alquanto
alto di terracotta per uso depositarvi gli
escrementi.
-
gistra (cesta) per contenere i panni
puliti.
‘A
cona
-
‘U quątru da Sacra famigghia (quadro della Sacra
famiglia)
-
Menzula ri lignu (mensola di legno)
-
Lumaredda ‘a ogghił’ (piccolo lume a olio)
-
Sparacņgna (sparagiaja, asparago)
-
Aranci, mannarini, lumei, pira spineddi
‘A
buffčtta (tavolo)
-
‘u lłmi a pitrolu (lume a petrolio)
-
‘u pani (pane)
-
cipłdda nova (cipolla verde)
-
furmaggiu co’ spezzi (formaggio col pepe)
-
gistra ca’ frutta (cesta con frutta)
-
gistra cu’ l’alivi słtta sali (cesta con
le olive sotto sale)
-
buttigghia co’ vinu (bottiglia con vino)
-
piattu ca’ pasta (piatto con pasta)
-
piattu chč liumi (favi)
-
bozza (particolare contenitore in vetro
per vino)
-
mutu pa’ bozza (imbuto per la bozza)
-
tagghičri, (tagliere), pezzo di legno piano dove si
tagliano su le vivande
2 Munneddi,
= ½ Tumminu, contenitore cilindrico in legno e/o
ferro di litri 8,6, misura di capacitą per solidi (cereali, legumi);
Ancinu o crņccu,
uncino, strumento in ferro per la raccolta dei mannelli
(jermiti) di grano, di
erbe, legna);
‘Nginčdda, ancinčdda, forcella
in legno per tenere uniti diversi mannelli (jermiti) di grano
o erba, a formare allorché piena, una gregna
(covone) da legare con la liame;
Armiggi – tistali,
capestro, corde e/o cuoio per legare gli animali;
Brunia,
burnia;
Bruscia, spazzola dalle setole rigide per strigliare
le bestie da soma (cravaccature);
Bummulu,
contenitore in terracotta, simile a quartara, usato per
contenere l’acqua fresca;
Buttigghiłni,
grande bottiglia;
Cannata,
boccale in terracotta;
Cannistru,
contenitore per formaggio (‘ncannistratu);
Carrocciu,
“antenato” del girello in legno, carruzzedda priva di
ruote, ove si mettono i bambini, perché imparino ad
andare;
Cąscia,
cassapanca, arnese di legno, con coperchio incernierato,
da riporvi dentro panni, vestimenti e simili;
Cątu, quątu o sģcchiu,
secchio in lamiera;
Cavagne,
contenitore di canne per ricotta;
Chiavi rąnnula, chiave per il dado (rannula)
della ruota del carretto;
Circu’,
trabiccolo, attrezzo emisferico (a cupola) poggiato sul braciere
acceso, per tenere lontano i bambini e per asciugare i panni;
Coffa, bugnola, sporta, contenitore in tessuto di
foglie di palma nana (giumarra o curina), usato per dare
il fieno agli animali;
Conca o bracčri,
braciere, recipiente in bronzo per contenere tizzoni
ardenti per riscaldare;
Cruvecchia
o gģstra, arnese a modo di gran paniere, privo di
manico, da tenervi entro robe;
Crivu pa' farina, staccio, setaccio per farina;
Cufuni,
piccolo focolare mobile di argilla;
Facigghiuni o facigliłni, una falce molto robusta;
Fascedda o vascedda,
fiscella di giunco, contenitore per ricotta o formaggi;
Fąuci, falce, strumento di ferro curvo col quale si
segano le biade e l'erba;
Ferru pi stirari,
ferro da stiro a carbone;
Furrizzu,
sgabello creato artigianalmente utilizzando tronchetti
di Ferula;
Fusu di casa,
fuso utilizzato dalla massaia per filare la lana o il
cotone, arrotolati e impigliati alla cunocchia =
bastone;
Lasagnatłri,
matterello;
Maidda,
madia, cassa in legno per impastare la farina e fare il pane;
Matassaru,
aspo, arnese fatto di canna con inseriti due pioli alle
estremitą, sui quali si avvolge la matassa.
Mņnacu,
scarfalettu, scaldino in lamiera per contenere il carbone ardente
Młtu pi mustu,
imbuto per imbottare il mosto;
Muzzłni,
vaso di creta, brocca senza collo;
Naca, culla, sorta di amaca per bambini,
costituita da due corde legate a parete, al centro delle
quali si lega una coperta in modo da formare il
giaciglio per il bambino;
Pala pi’ nfunnari,
pala in legno per pane;
Panąru,
paniere fatto con canne e vimini
Panaru ‘mpagghiatu,
paniere con le parti interne ricoperte di paglia e juta;
Paredda,
padella;
Pastura,
pastoja, fune che si mette alle zampe anteriori delle
bestie da cavalcare, per ridurre gli ambiti di movimento;
Pignata ‘i ramu,
pajolo;
Pizzillara, coperta realizzata unendo variamente
strisce di staffa di vario genere e colore,
Portamangiari,
contenitore in alluminio per cose da mangiare;
Quadąra di ramu, pentolone di rame;
Quartara miricata,
quartara riparata;
Quartara pi l’acqua,
recipiente di zinco per acqua;
Quartara pi mustu,
recipente di latta per mosto;
Rłnca, roncola, strumento adunco di ferro tagliente, come
falce, per il taglio delle erbe;
Sacchina, contenitore in stoffa per la raccolta di arance, olive,
frutta;
Sculapasta, colapasta in allumino;
Scupa ‘i scupazzu
= scopa realizzata con foglie di palma nana, cefaglione
(Chamaerops humilis);
Sčggia ‘i zammara,
sedia di zammara (fibre di Agave americana);
Sidduni,
basto per animali da soma;
Sirraccu, sčrra,
sega, strumento di ferro dentato;
Statia,
stadera, strumento per pesare;
Strigghia,
streglia,
streggia, strumento in ferro dentato, col quale si
fregano e ripuliscono i cavalli
(cravaccature);
Tusątrice, tosatrice,
arnese usato per la tosatura delle cravaccature;
Łtru di lona,
otre, contenitore in tela di cotone (olona);
Valąnza
bilancia;
Vettuli,
bisaccia per basto del contadino;
|
|