Il ficodindia, dopo la sua introduzione in
Sicilia nel XVI secolo (ad opera degli spagnoli che introdussero anche il
pomodoro, il mais, il tabacco), si è rapidamente naturalizzato e diffuso anche
sull'Etna divenendone una delle piante simbolo. Utilizzato agli inizi per
delimitare appezzamenti assieme ai muretti in pietra lavica, caratterizza,
soprattutto nel versante meridionale nell'Etna le "chiuse",
quel tipico paesaggio agrario. In queste chiuse è anche presente
come pianta produttiva assieme ad altre specie "mediterranee" quali olivo,
mandorlo, pistacchio. Oltre che per la produzione di frutti il ficodindia
nel tempo è stato ed è utilizzata come pianta foraggiera (per
l'alimentazione del bestiame), medicinale (per la funzione diuretica dei
decotti dei fiori) ed ornamentale.
Ai bordi degli appezzamenti o nelle sciare
di pietra lavica, il ficodindia rivela tutta la sua notevole capacità di
adattamento a condizioni pedologiche, climatiche ed agronomiche
marginali ed in particolare la sua resistenza alla siccità.
Il ficodindia ( Opuntia ficus indica),
appartiene al genere opunzia della famiglia delle Cactacee; è una
pianta arborescente che può raggiungere 3-5 m di altezza. Caratteristica
peculiare è l'articolazione della parte aerea in cladodi (comunemente
dette "pale"), uniti alla base fino a formare lunghe branche.
I frutti (bacche) vengono prodotti in cima
ai cladodi (false "foglie") e a maturazione avvenuta, grazie alle varie
colorazioni, ci mostrano uno spettacolo unico.
Il panorama varietale della coltura è
limitato sostanzialmente a tre cultivar che differiscono per colorazione
del frutto: Gialla, Bianca e Rossa. La cultivar gialla è più interessante
anche sotto il profilo della capacità produttiva, delle caratteristiche
di qualità dei frutti, della rusticità, ma anche della buona
adattabilità a schemi di coltivazione intensivi.
Anche sull'Etna la coltura del ficodindia
presenta oggi due volti: quello tradizionale delle "chiuse" o dei "sieponi"
e quello degli impianti a sesto regolare, in irriguo, che comunque sono
più rappresentati in ambienti diversi da quello etneo.
Il fico d'india è uno dei pochi frutti sul
quale non vengono eseguiti trattamenti chimici, e la lavorazione viene
effettuata a secco senza, cioè, l'uso di cere o prodotti simili, tanto da
meritarsi la nomina di Frutto della Salute.
I fichi d'india, ottimi integratori nella
dieta mediterranea, hanno un effetto depurativo, facilitano la diuresi e
l'eliminazione dei calcoli renali. I dietologi consigliano l'uso dei
fichidindia in maniera costante ai soggetti che hanno un sovraccarico
del lavoro metabolico, renale ed epatico.
La presenza dei frutti di ficodindia sui
mercati diversi da quelli locali, a motivo della difficoltà di
utilizzazione legata alla presenza di spine sull'epicarpo, è stata
sempre episodica; di recente la accentuata richiesta di frutta esotica
ha però determinato un notevole aumento della domanda di frutti, che ha
portato ad un completo rinnovamento della coltura. Da pianta utilizzata
allo stato naturale o quasi, il ficodindia si è trasformata in una
pianta coltivata a sesti regolari, su terreni sistemati ed irrigui,
sottoposti a tecniche di produzione innovative.
Una peculiarità del ficodindia che,
soprattutto sull'Etna, ne ha assicurato la sua valorizzazione produttiva
è l'attitudine ad assicurare una seconda fioritura a seguito della
eliminazione dei primi fiori in giugno (scozzolatura) che conduce alla
produzione di frutti (bastardoni) a maturazione invernale, di migliore
pezzatura e di più apprezzate caratteristiche gustative rispetto a
quelli (agostani) originati dai primi fiori.
Avuto riguardo alla qualità, i
"fichidindia" della zona etnea sono molto apprezzati e ricercati sul
mercato; in particolare la produzione del territorio di Belpasso sembra
esprimere un profilo qualitativo più elevato rispetto a quello dei
frutti ottenuti nei moderni impianti specializzati.
Tali peculiarità hanno
reso possibile il riconoscimento del marchio di tutela
Dop
"Ficodindia dell'Etna".
Particolarmente apprezzate sono le produzioni del territorio di San Cono,
che con regolamento di esecuzione (UE) n. 225/2013 della
Commissione del 6/03/2013 ha ottenuto l'iscrizione nel
registro delle DOP come "Ficodindia di San Cono, con
relativo
disciplinare di produzione.
Le
immagini su come sbucciare il frutto sono tratte dal sito
www.edisonweb.com/sancono/ |
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