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Pupari (impresari, manianti, parraturi), che hanno operato in provincia di Catania (Nota Bene) 

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Abbate Vincenzo

Amministratore e organizzatore delle tournée di Emanuele Macrì, alla morte di questi organizza la Cooperativa Eredi di Emanuele Macrì di Acireale, e fa parlare i pupi da Sebastiano Caramma. Collezionista di pupi e cartelloni.

Amato Antonio

Dal 1976 opera assieme a Carmelo Roccazzella a Catania, con un teatro itinerante e spettacoli di un'ora e mezza.

Amico Pasqualino

(1890-1957), figlio di Salvatore Carmelo, manovrante. Dopo avere sposato Giuseppina Trombetta (1892-1990), figlia di don Raffaele, impara l'arte dal suocero e da Sebastiano Zappalà. Nel 1922 lavorò nell’ex Teatro Dante, denominato Mazzini da don Bastiano Zappalà. Nel 1938 decide di trasferire il suo teatro ad Asmara (Eritrea), e spedisce tutto il suo mestiere, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale lo priva di tutto. Tornato a Catania va a lavorare come manianti nel Teatro di don Gaetano Napoli, dove fino al 1946 assieme alla moglie diedero la voce ai pupi. Costruisce i suoi ultimi pupi nel 1951. Ricordato per la sua estrema abilità nel costruire e manovrare i pupi e nel dar loro una voce inconfondibile e indimenticabile. Muore nel 1957 e si porta nella tomba la foto  di Orlando, suo paladino prediletto..

Amico Antonino (1932) figlio di Pasqualino, seppure medico, impara l'Arte dal padre e dalla madre, fa u parraturi nella compagnia dei fratelli Napoli ed il costruttore dei propri pupi. Dal 1965 inizia a costruire i pupi da 70 cm., imprimendo cosi una svolta radicale all'Opera dei Pupi catanese, stante che fu seguito dagli altri pupari. Ha una propria compagnia, ma non un proprio teatro, mette in scena tutto il repertorio classico, compresa la Natività e u Mottoriu (la Passione di Cristo). Attivo studioso (assieme alla figlia Donata Amico), mantiene viva la tradizione dei suoi avi. Viene “considerato uno dei pochi esperti opranti viventi.”.

Ardizzone Francesco

Puparu in Catania agli inizi del 1900, con teatro in via Zappalà Gemelli. Famoso per i suoi magnifici pupi.

Ariosto Mario

Dal 1993, gestisce il Piccolo Teatro ad Acireale, assieme a Mario Calabretta, aiutato per gli abiti da Maria Lauretana Parisi. I due operano con pupi da 105 cm. Collabora per la realizzazione degli spettacoli dei pupi nel teatro di Giarre.

Bafumo Filippo

Dal 1961 ha gestito un negozio specializzato nella vendita di pupi, sotto la Porta Uzeta. Dopo la sua morte prosegue la sua opera il figlio Salvatore; nel suo negozio Gran Bazar si possono trovare pupi di diversi costruttori.

Baglieri Biagio

Costruttore di pupi in Catania nella seconda meta del Novecento.

Bellia Salvatore

Costruttore di pupi a Catania, nella seconda metà del Novecento.

Bonaiuto Giuseppe

Puparu in Catania, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.

Brischetto Lucio

Costruttore di pupi e manianti ad Acireale nella Compagnia I Paladini di Salvatore Pulvirenti.

Buccheri Nunzio

(Nunziu chiacchera). Fabbricante di pupi in Catania nel 1930, famoso sbalzatore di armature. Faceva le teste dei pupi di piombo. Usava ottone da 1 mm. per i suoi ultimi pupi da 170 cm.

Buscema Gino

(Ginu 'u vavveri). Opera prima a Grammichele, poi ritorna a Catania, dove riprende l'attività di barbiere assieme al figlio. Ha un mestiere completo, ma non fa più teatro.

Calabretta Mario

Dal 1993 gestisce con Mario Ariosto, ad Acireale il Piccolo Teatro, con attività principalmente estiva. Lavora anche come manianti nella Coop. Eredi E. Macrì, nel teatro di via Alessi.

Caltabiano Salvatore

(Giarre,1916). Impara a costruire i pupi dal padre Paolo ed opera con schemi tutti particolari. I suoi pupi sono alti 145 cm. e lo scheletro è interamente imbottito. E’ principalmente un puparo nomade, amando esibirsi sempre in posti diversi.  Possiede anche teatri a Catania, in via Del Principe prima, per poi passare in via Plaia (nell'ex teatro di Lizzio), poi in Via P.pe Nicola e infine in Via Piombai. Ha come parlatrice Giuseppina Russo.

Cantone Giovanni

(1856-1897?,‘ntisu don curatolo). Sposa Nazzarena Crimi e dal suocero don Gaetano impara il mestiere. Alla fine del 1979 apre il teatrino del Vico Valle n.14, che l’anno dopo trasferì in un magazzino di Vico Panebianco. Nel 1888 gestisce il teatro Archimede in via Celeste 55. Lavora al teatro Ameglio di Via Ventimiglia 121 (fine 1800). II figlio Vito  (1870?-1923) prosegue l'attività paterna, divenendo un ottimo marionettista. Riceve in regalo i pupi di don Angelo Grasso, che si erano salvati dall'incendio del teatro Machiavelli nel 1903. Lo troviamo a dare spettacoli a Paternò nei locali comunali di via S. Caterina, intorno al 1910-1920. Nello stesso periodo ebbe per breve tempo un teatro a Biancavilla (prima di Sanfilippo). Famoso per l'esecuzione della sua Storia di Orlando, che durava ben diciotto mesi. Muore a Buenos Aires nel 1923, durante un “giro” in Argentina..

Cardello Angelo

(Caltagirone, 1913 -Milano 2005? ). Nel 1926 fa il suo primo pupo. Inizia col fare pupi palermitani, ma nel 1931 passa alla costruzione di pupi catanesi. Fornisce i pupi per il teatro di don Giovanni Russo. Le sue origini di lattoniere gli hanno permesso di raggiungere una grande perfezione nella lavorazione. Nel 1936 scandalizza tutti per la costruzione di un Orlando con le insegne dell’aquila e il fascio littorio. Ciò gli fa ottenere un premio da parte del Podestà di Acireale. Nel 1978 viene premiato ad Aci Castello. Vive da oltre 50 anni a Milano, dove è considerato uno dei migliori costruttori di pupi. Riconosce solo due artisti come suoi allievi: Salvatore Pulvirenti e Carmelo Cusmano.

Il figlio Totò, esperto di storia e tradizioni locali, fino al 2010 presentava gli spettacoli della compagnia dell’Opera dei pupi di Caltagirone.

Chiarenza Salvatore

Ad Acireale fabbrica in serie teste di pupi ed altre parti in legno (chiavi di carretto). Ha un negozio ben fornito. Fratello di Nerina.

Chiesa Giuseppe (1880-1939) E’ considerato tra i grandi pupari catanesi dell'Ottocento. Iniziò la sua attività (1884, con il giovanissimo Angelo Musco) animando i Pupi al Teatro Machiavelli di don Angelo Grasso, assieme a don Raffaele Trombetta e a don Gregorio Grasso. Aprì il suo primo teatro De Felice in Via Conservatorio, nel quartiere Antico Corso. Tra il 1906 e il 1910 apre un nuovo teatro in Via S. Nicolò al Borgo, con un pubblico molto particolare, principalmente la media borghesia catanese. Sospende l'attività fino al 1920, tornando a far parlare i pupi di Francesco Ardizzone prima e poi di don Sebastiano Zappalà. Riapre un suo teatro dal 1920 al 1924, il teatro Garibaldi nel quartiere di Cibali. Gira con i suoi pupi, andando da Malta a Tripoli a Rodi. Prosegue l'attività aprendo vari teatri, tra i quali il teatrino Stella in Vico Valle, dal 1937 al 1939, anno della sua morte. I suoi cartellonisti preferiti furono Francesco Vasta e Carmelo Chines. Lavorò con l'aiuto della figlia Angelina, (che sarà anche parlatrice del puparo don Nino Insanguine) e della sorella Concettina sua prima parratrice.  Nel teatro collaborarono i fratelli Luigi e Domenico (manianti), i figli Orazio e Salvatore, oltre alla moglie Di Maria Francesca, che si occupava della confezione degli abiti. Autore delle storie Tramoro di Medina ed Etolio dell'aquila nera.
Chines Carmelo (u cuttu), cartellonista. Già affermato intorno agli anni venti del secolo scorso come pittore di carretti. Per la pitturazione dei cartelli si rifaceva alla maniera e modelli di Vasta e Zappalà.

Chisari Pietro

Don Petru, ‘u mastru r’ascia.
Cifalà Salvatore Con la propria moglie Nunziata Insanguine (sorella di Nino) gestisce prima il teatrino in via Piombai e poi, dal 1930 al 1936, nel rione di San Cristoforo, gestisce il teatrino Stella (vico Valle) per cederlo quindi a Peppino Chiesa.

Cifalà Giuseppe

(1921) E’ figlio di Turi Cifalà e di Nunziata Insanguine (sorella di Nino), da cui apprende l'arte e l'amore per 1'Opra. Dopo avere lavorato con la madre, ed esattamente dopo che i bombardamenti distrussero il locale di Via Piombai, mette su un suo teatro in via Valle, lavorando per pochi anni e usando i pupi realizzati da Enrico La Rosa e anche pupi costruiti da Nino Insanguine e da Nunzio Buccheri.

Clienti Francesco e Vincenzo Fratelli in Catania, collezionisti di pupi. La collezione è composta da circa 200 pupi proveniente dai più importanti pupari di Catania: Nino Insanguine, Nunzio Buccheri, Salvatore Caltabiano, Vito Cantone, Salvatore Laudani, Antonio Sapuppo, Emilio Musmeci, Salvo Foti.Una nutrita documentazione fotografica della stessa collezione è riportata nel volume L’opera dei pupi nei canovacci dell’artista Vincenzo Sanfilippo di Alfia Milazzo, Regione Siciliana, 2012.

Crimi Gaetano

(1808-1874,) (Vedi albero genealogico famiglia Crimi). Nel 1826 va ad Atene a studiare greco e latino, poi sposa Laura Aleotti, figlia di un marionettista ed inizia la sua attività di puparo. Nel 1935 apre il suo primo teatro in piazza S. Filippo (poi piazza Mazzini). E’ collaborato da Giovanni Grasso e dalla sorella di questi, Santa Il suo teatro ha poi diverse sedi, da Via Castello Ursino, a casa Bruno in Piazza del Carmine, quindi in casa Fernandez nella Via Lincoln (oggi via A. di Sangiuliano). Poi si sposta in casa Rizzari e dopo in Via Montesano (angolo con Via Caff), in un teatro chiamato Parnaso (1863) e che nel 1867 trasferì in Via Leonardi . Il suo cavallo di battaglia era la Storia greca, con le "marionette ignude" (non armate) e conquista subito un pubblico di studenti e di ogni ceto sociale. Nel 1869 mette in scena La Passione di Cristo, (u mottoriu), facendo recitare alcuni studenti universitari di lettere classiche; realizza cosi l'opera dei pupi con personaggi viventi. Il successo lo porta a mettere in scena grandi spettacoli come la Gerusalemme Liberata. E’ maestro di Giovanni Cantone e di Raffaele Trombetta. Si sposa per ben tre volte; infatti, dopo Laura Aleotti, sposa Carolina Giannotta (nel 1846) e poi Agata Versaglio (nel 1859). Dalle tre mogli ha ben 26 figli, di cui cinque seguono le sue orme; molti figli avuti con le prime mogli morirono di colera (1854).
  Il figlio don Carmelo (Càrminu, 1845-1913), dopo aver gestito, assieme ai fratelli, il teatro Roma, inaugurato nel 1873, si trasferisce a Paternò (1895) e poi a Vittoria; il proprio figlio Domenico vince, nel 1931, il terzo premio nella disfida regionale dei pupi siciliani.

Francesco (1851-1897), figlio di Gaetano, dopo avere lavorato nel teatro del padre a fare Orlando "vivente", collabora con i fratelli nel teatro Roma, che ben presto lascia per girare i paesi della provincia (teatro nomade) e muore ad appena 46 anni.

Sempre tra i figli di don Gaetano, Giuseppe (1854-1937), lavora con vari marionettisti nel nord Italia, quindi nel 1883 è a Siracusa, nel 1900 a Caltagirone e poi a Lentini. Lavora anche con i fratelli nel teatro Roma. Quindi si dedica alla rielaborazione dei testi paterni che esulano dal filone cavalleresco. Ci lascia Lo sbarco di Garibaldi, la presa di Roma, Il Vespro Siciliano, oltre ai vecchi Sansone e Dalila e La guerra di Troia.

Clementina (1864-1906), altra figlia di Gaetano, dopo aver lavorato con i fratelli, sposa nel 1883 il puparo Raffaele Trombetta e apre il teatro Mazzini. Dal 1899 al 1914 lavorano al teatro Dante.

Maria, altra figlia, dopo avere collaborato con i fratelli nella conduzione del teatro Roma, riaprì nel 1978 il teatrino di vico San Cristoforo, già gestito per qualche anno prima dal fratello Francesco.

L'ultima pupara dei figli di don Gaetano, Nazzarena (1856-1928?) , dopo aver lavorato anch'essa al teatro Roma, sposa il puparo Giovanni Cantone e insieme (fine 1800) lavorano al teatro Ameglio di via Ventimiglia.

Maria Crimi (Marietta, 1866-1923), figlia di Carmelo, con l’aiuto del marito, Alessandro Librizzi, e del figlio Giuseppe dopo, continua l'attività di marionettisti-pupari a Paternò (1910-1923).

Cusmano Carmelo Costruttore di pupi in Acireale, formatesi nella bottega di Angelo Cardello.

Di Caudo Salvatore

(Caltagirone, 1960?) Assieme alla moglie Concetta Piazza, ha una piccola compagnia itinerante a Caltagirone, lavora con i pupi di Biagio Foti e Salvatore Pulvirenti.

Nota Bene. Parte delle notizie sopra riportate, con modifiche e integrazioni, sono state tratte dal libro "L'opera dei pupi in Sicilia" di Gianni Arcidiacono, Fondazione Culturale "Salvatore Sciascia", 2008. Altre da: "Archivio per la storia delle donne", Volume 2, Di Adriana Valerio, Auria Editore s.a.s., 2005; "NOI PUPARI" di Maria Antonietta Maiuri, 2006; Enciclopedia dei teatri e degli spettacoli a Catania nell'Ottocento di Vincenzo Privitera, Centro culturale siciliano, 2001.
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