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Pupari (impresari,
manianti, parraturi),
che hanno operato in
provincia di Catania
(Nota
Bene)
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Lanzafame Sebastiano
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Dal 1990 ad Aci S.Antonio, costruisce pupi souvenir, assieme alla moglie Agata Barbagallo
ed ai figli. In
origine lui
scultore del legno e
lei
pittrice di carretti.
E’ figlio di Nerina
Chiarenza,
valente decoratrice
di
carretti siciliani.
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La Rosa Enrico |
(Arricu panzuni, u
miricanu).
Costruttore di pupi a Catania
nel 1935-40. Costruiva
le armature per i pupi
dei fratelli Napoli.
Emigra in Argentina,
dove seguita a costruire
pupi, e
in seguito apre
una fabbrica di lattine. |
Laudani Nino |
(1904-1987). Di mestiere era
pasticciere, ma
preso dalla passione,
apre nel 1930 un
teatro
dell'Opera dei Pupi,
in via Cesare Abba
a Catania. Nel tempo
si dimostra bravo nel
dipingere i fondali e i
cartelli. Fa compagnia
prima con il fratello
Salvatore
(1906-1991), che era
carrettiere e
costruttore di pupi, e
dopo anche con l'altro
fratello
Carmelo (1925-2000),
che faceva il tabaccaio.
Anche la madre, le
sorelle
Graziella e
Lucia contribuirono al confezionamento e ricamo del guardaroba dei
pupi.
Aprono un nuovo
teatro in via
Plaia, dove tutto
era cosi splendente, da
essere soprannominati
scarpa pulita, anche
per l'eleganza nel
vestire.
Sembra che tutto
vada per il meglio, ma
improvvisamente la
compagnia si scioglie e don Salvatore va a lavorare col suo
mestiere di
pupi nel teatro Stella di
donna Nunziata
Insanguine. Alla fine
degli anni Cinquanta la
compagnia si riforma
e va a lavorare in un
teatro di Paternò. Ma
alla fine degli anni
Sessanta, la
compagnia si scioglie definitivamente e tutto il
mestiere viene
venduto e cosi quasi del
tutto disperso. |
Librizzi Alessandro |
(1871-1945), detto
Don Liscianniru.
Sposa la figlia di
Carmelo (Càrminu) Crimi,
Marietta. Dopo
avere rilevato i pupi di
Carmelo Crimi, gestì il
Teatro Comunale in Via
Teatro a Paternò,
dapprima con l’aiuto
della sorella e poi del
figlio
Giuseppe
(1901-1982).Giuseppe
continua l'attività
insieme col padre, anche
dopo la perdita della
madre Marietta, avvenuta
nel 1923; indi si
sostituisce
definitivamente al
padre, durante la nuova
gestione del Teatro
Comunale, dove dal 1924
al 1928 alterna l'opera
dei « pupi » con
spettacoli teatrali
vari, mentre poi nel
1931 fa costruire il
Cine-Teatro Excelsior,
ove continua l'opera dei
« pupi » fino al 1940.I
pupi alti cm.135,
vestiti con stoffe e
abiti fini e pregiati,
guerreggiavano e
duellavano con
artistiche armature
luccicanti, create dalla
passione di
don Puddu Maglia. Gli scultori
Francesco Sarpietro
(1890-1928), detto
u Cùcchiu, e
Alfio Fallica
(1907-1977) intagliavano
e scolpivano le teste
dei pupi; il pittore
Salvatore Palumbo preparava le scene, Agatino Lo Castro e Nunzio Palumbo preparavano i cartelloni.
Nel 1931 fece costruire
il suo Cine-Teatro
Excelsior e vi
continuò a divertire il
pubblico con l'opera dei
pupi fino al 1940. Nel
1970 il cine-teatro
Librizzi viene
completamente distrutto
da un violento incendio,
in cui viene perduta la
collezione dei famosi
pupi di famiglia, le
attrezzature sceniche e
anche gli antichi
mestieri di pupi. A
Paternò di un
uomo-marionetta, privo
di marcata personalità o
manovrato da altri, si
dice:
Pari 'n pupu di don
Lisciànniru = Sembri
un pupo di don
Alessandro Librizzi. |
Lizzio Francesco |
(don Cicciu, 1864?-1942),
ottimo e raffinato
manianti. Gestì il
teatro in Via Plaia,
collaborato dal figlio
Vincenzo. |
Longo Giacinto |
Puparo
famoso intorno agli anni 1850. |
Macrì
Isidoro Emanuele |
(1906-1974). Figlio adottivo di don
Mariano Pennisi,
subito dopo il terribile terremoto di Messina del 1908. Macrì era il cognome
della madre che aveva
altri figli:
Salvatore, Lia, Maria,
Antonietta, tutti
portati ad Acireale.
Comincia quindi
giovanissimo ad
occuparsi di pupi.
Lavora nel teatro
Pennisi, in Via
Alessi,
13, ad
Acireale. Alla morte di don Mariano, prende in mano il teatro, dandogli
grande impulso e fama.
E’ speciale per la
bravura con cui
parla i pupi. Riusciva a trasformare ogni rappresentazione in un avvenimento scenico
degno della più completa
ammirazione. Compie
numerose tournee in
Italia (collaborato da
Abbate Vincenzo) e
all'estero partecipando
a vari Festival
Internazionali. Invece
del ciclo tradizionale,
rappresenta una
Rotta di Roncisvalle tratta dalla Chanson de Roland
ed episodi della
Gerusalemme Liberata del Tasso. La costruzione dei
pupi e la stesura dei testi sono principalmente opera sua e del
figlio Salvatore,
che però, negli anni
’60, lascia per
trasferirsi negli Stati
Uniti, dove apre un
Museo dei
Pupi Siciliani. Alza l'altezza del ponte di manovra (scannappoggio),
disponendo il fondale dietro ad
esso ed ottenendo
maggiore profondità di
scena. Gelosissimo del
suo lavoro, non ha di
fatto
allievi,
ma solo collaboratori. Alla sua
morte si evita la
dispersione del suo
teatro, grazie agli
interventi di Antonino
Pasqualino e di Vincenzo
Abbate. Nasce cosi nel
1976 la cooperativa
«Emanuele Macrì», che ha
operato nel restaurato
teatro di via
Alessi ad Acireale, avvalendosi per
parlare i pupi
dell'opera di Sebastiano
Caramma.
Recentemente il teatro è
stato gestito per
qualche anno da Turi
Grasso. |
Maglia Giuseppe |
(don Puddu). Di mestiere faceva il
calderaro,
costruttore di pentolami per
la bollitura del latte. Attivo a Catania, nel periodo
1930-1950, quale
sbalzatore
di armature, costruttore di spade, elmi,
scudi di ottone.
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Mammana Carmelo |
Dal 1946 fornisce il materiale a tutti i pupari dell'Isola (ottone, rame, alpacca, in ogni spessore). Pur non
essendo l’unico, è il
preferito, perché
agevola i
pupari, in molti modi diversi, con dilazioni ed anche con
scambi in pupi.
Aveva il negozio in
Catania in via Transito
7, chiuso poco dopo la
sua morte (2014). |
Mangano Salvatore |
(1946). E’ originario di Giardini Naxos, ma presto si trasferisce a
Catania, dove
attualmente opera. Ha
collaborato come
paraturi e maniante, con
le compagnie dei
Laudani, dei Napoli e di
Roccazzella. Ha fondato
la compagnia Il
Paladino, e ha un
teatro itinerante, il
cui "spirito guida",
ideatrice e
realizzatrice di abiti
per i pupi è stata la
moglie
Pina Tedesco.
Possiede una parte dei
pupi di Salvatore
Laudani, da cui ha
ereditato l'arte dei
pupi e inoltre è stato
allievo del grande
parraturi Biagio
Sgroi. Possiede
(1974) anche un
mestiere di
pupi, avuti in regalo dal figlio di don Salvatore Faro,
Ciccino, prima di
trasferirsi in Canada.
Inoltre ha oltre cento
pupi costruiti da
lui e da Santo Saia.
Rispetta rigorosamente
le tradizioni. Ha
scritto un'opera dal
titolo
A tila si isa ancora,
con protagonisti
tutti i
pupari. |
Mannino Rosario |
(1910?-1998) Ebbe dei teatri propri dal 1938 al 1958, in via Principe e
in via Piambai a Catania
e poi a Scordia. Spesso
lavorò anche come
paraturi nella
Compagnia dei Fratelli
Napoli. |
Marino Paolo |
Detto Paulu u stratunaru,
perché lavorava nel
rifacimento di strade. Era scultore di teste a Giarre (famose le sue teste con
occhi e bocca mobili).
Muore nel 1926. |
Marsaia Angelo |
Proveniente probabilmente da Catania, fu il primo a portare
l'Opera dei Pupi a Caltanissetta negli anni intorno al 1870. Fu fatto
cavaliere dai Sovrani d'Italia. Negli ultimi anni della sua vita, si dice che fosse
uscito di senno, perché
voleva far parlare i
suoi
pupi (cosa successa a qualche altro puparo
dell'epoca, secondo le
tradizioni). Alla morte,
nel 1922, il suo
mestiere di pupi
andò al suo allievo
Francesco Campisi,
detto don
Cicciuzzu. |
Mazzaglia Gaetano |
Ha un teatrino a Catania alla fine dell'Ottocento, ricordato da Giuseppe
Pitrè tra i tre pupari
operanti a Catania nel
1885 (Pasquale Grasso e
Angelo Grasso). |
Messina Paolo |
Porta per primo sulle scene nel 1890, al teatro
Ariosto di Acireale, la storia di
Guerrin Meschino. |
Milazzo Pietro |
Aveva un teatro a Catania in Via Sanremo
ed era aiutato dalla figlia
Francesca. Lavorava
con
pupi da 115 cm. costruiti da Nunzio Buccheri. Anche lui costruttore di pupi
(vedi video “Una
fantastica storia
siciliana”, Provincia
regionale di Catania.) |
Mirabella Biagio |
Lavorò nel quartiere
San Cristoforo,
in via
Abate Ferrara, dal 1921 al 1960. Nel 1949 era suo il teatro
Uzeda. A Catania,
per dire di una persona
ostinata, si soleva
dire;
"Bella testa! Cu ta fici
don Biagiu?"
|
Musmeci Emilio |
(don Miliu). Intorno al 1930 ha un teatro a Catania; è anche costruttore di pupi e
scultore di teste di
alta qualità. Collaborò
come
parraturi con Antonio Chiesa e con Sanfilippo Vincenzo (in
Biacavilla nel 1934-49).
Fu maestro di Biagio
Sgroi. Morì povero
dietro una chiesa di
Riposto nel 1972, dopo
avere gestito un
teatrino, ceduto a
Gino Finestrella.
Parte dei suoi
pupi sono esposti
nel Museo di Randazzo. |
Musumarra Antonio |
Operava a Catania in un proprio teatro nel 1920.
|
Napoleone Gesualdo |
(1915) e Mario (1920). Allievi di Nicotra Antonino. Mario collabora anche con
i fratelli Laudani dal
1943 al 1947. Operano a
Catania con diversi
teatrini: Teatro-Arena
Napoleone in via
Roma, poi a
Ognina, quindi a Lentini. Ritornano di nuovo a Catania nel quartiere
Cibali nel luglio
del 1946, poi si
spostano a Riposto. Nel
1947 si trasferirono a
Genova, dove formarono
la
Compagnia Napoleone
e si esibirono in tutta
la provincia. Dal 1978,
cessata l'attività
teatrale, si limitano
alla costruzione di
pupi, scene e
cartelloni. |
Napoli Gaetano |
(1877-1968). Faceva di mestiere il
siddunaru (il
sellaio). Nel 1905 sposò
Giuseppina Tomaselli, da
cui ebbe cinque figli.
Nel 1921, dopo aver
comprato oltre 100 pupi
e un completo
mestiere di pupi, da don
Cicciu u vavveri,
aprì in un locale di sua
proprietà
in via
Cantone,
il teatro
Etna, nel quartiere
Cibali. Facendo tesoro
della sua esperienza di
sellaio, interviene sui
pupi per renderli
magnifici e per avere
armature splendenti.
Dipinge scene e
cartelli. Tutta la
famiglia lavorava per il
teatro, oltre a
paraturi e manianti
di grido e famosi. I
figli
Giuseppe
(1912-1983),
Rosario (1914-1934)
e
Natale (1921-1984),
ben presto assumono dei
ruoli, contribuendo alla
affermazione della loro
importanza. Nel 1931, la
Compagnia
marionettistica di
Giuseppe Napoli,
conquistò il primo posto
ex-equo, con la
compagnia di Nino
Insanguine, nella
Disfida regionale dei pupi siciliani. Il teatro di don Gaetano
cambiò varie sedi (via
Di Stefano, via
Grassi, via
Canfora, e dopo il 1940 via
Consolazione).
Rosario era bravissimo
nel dipingere scene e
cartelloni,
inconfondibili per
ideazione ed esecuzione,
ma morì di bronchite
giovanissimo (a 19
anni). Giuseppe
costruiva i pupi e
Natale si dedicava alla
pittura di scene e
cartelloni. |
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Nel 1945 Natale sposa Italia
Chiesa (1924-). Dopo
una sosta dovuta alla
seconda guerra mondiale,
don Gaetano riapre il
teatro nel dicembre
1945. Nel 1947 Italia
Chiesa comincia a
parlare i pupi
assieme a Pasqualino
Amico. Nel 1952 vi è una
sospensione dovuta alla
grossa crisi dell'opra,
che fece distruggere
moltissimi
mestieri di pupi in
tutta la Sicilia. Nel
frattempo erano nati
quattro figli:
Gaetano (1945),
Salvatore (1946),
Giuseppe (1949) e Fiorenzo (1954). Il teatro si spostò a Misterbianco prima, e poi
a Cibali e quindi in via
Plaia. Dopo la morte di
don Gaetano (1968), la
famiglia prosegue
l'attività. Dal 1965
cominciarono a costruire
pupi da 60 cm, sul tipo
di quelli di Nino Amico,
continuando a dare
spettacoli secondo le
antiche tradizioni fino
al 1973. Nel 1983 muore
Giuseppe e nel 1984
muore Natale.
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Oggi Italia Chiesa e i figli, ed anche i nipoti (Davide, Dario e Marco) e il cugino Pof. Alessandro Napoli, pur senza un loro
teatro, proseguono la
tradizionale attività
presso il Teatro Museo dei Pupi Marionettistica
F.lli Napoli - Centro
Commerciale "Porte di
Catania" - Stradale Gelso
Bianco (CT). |
Nicotra Antonio |
Ex seminarista, nel suo teatro del quartiere marinaro di Ognina, si forma
Biagio Sgroi. Nel 1949
si trasferisce a
Caltagirone, dove era
detto
'u passanisi e il suo
teatro, usato per poche
stagioni, era noto come
Teatro Passanisi.Usava
pupi fatti a Catania
da Salvatore Vasto. Il
teatro era di proprietà
di Padre Nicotra
(1903?-1990?,
Vicario del Vescovo,
musicologo, compositore
e
maestro d’organo
a canne, fondatore
dell’Associazione
Amici della musica). |
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Nota
Bene.
Parte delle
notizie sopra riportate, con modifiche e
integrazioni, sono state
tratte dal libro
"L'opera dei pupi in
Sicilia" di Gianni
Arcidiacono, Fondazione
Culturale "Salvatore
Sciascia", 2008.
Altre da: "Archivio per
la storia delle donne",
Volume 2, Di Adriana
Valerio, Auria Editore
s.a.s., 2005; "NOI
PUPARI" di Maria
Antonietta Maiuri, 2006;
Enciclopedia dei teatri
e degli spettacoli a
Catania nell'Ottocento
di Vincenzo Privitera,
Centro culturale
siciliano, 2001.
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