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Il vino,
secondo il regolamento (CE) n.479/2008 (allegato IV), è
il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione
alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no,
o di mosti di uve.
a) … ha un titolo alcolometrico effettivo non inferiore
a 8,5 % vol, purché sia prodotto esclusivamente con uve
raccolte nelle zone viticole A e B di cui all’allegato
IX, e non inferiore a 9 % vol per le altre zone
viticole…
c) ha un titolo alcolometrico totale non superiore a 15
% vol.
d) … ha un’acidità totale espressa in acido tartarico
non inferiore a 3,5 g/l, ossia 46,6 milliequivalenti per
litro. |
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Cenni
storici
Fin dai tempi più
remoti nel nostro Paese la coltura della vite ha avuto notevole
importanza, tant'è che all'Italia antica venne dato il nome di
Enotria: terra del vino. In Sicilia addirittura prima del 2000
a.C. si hanno indizi di vinificazione, probabilmente grazie alle
remotissime correnti commerciali della civiltà minoica ed
egeo-micenica con la nostra isola.
Nell'Odissea il grande Polifemo viene reso inoffensivo grazie ad
un eccessivo uso di vino preparato da Ulisse. Quindi già prima
dei Ciclopi si conosceva l'arte della vinificazione.
I Fenici, che ebbero forti contatti commerciali con la Sicilia,
importavano anche del vino.
In epoca romana, dopo un periodo di incertezza, la tecnica
vitivinicola si perfezionò, facendo segnare una netta preminenza
dei prodotti enologici su tutti i mercati d'esportazione.
Infatti, furono celebri il Catiniensis e l'Adrumenitanum
dell'Etna, il Murgentium del Calatino. A cominciare dal II
secolo d.C. si entra in un periodo di decadenza che non
raggiunse livelli irreparabili grazie alla speciale
considerazione in cui il vino fu tenuto dalla nuova religione:
il vino infatti era ed è indispensabile alla celebrazione del
rito della Mensa Eucaristica. Ciò portò i religiosi a dedicare
cure speciali alla coltura della vite, nei chiusi recinti dei
broli conventuali e delle chiese, dove si è potuta proteggere
dai predoni e dalle varie dominazioni che caratterizzarono il
Medioevo. Con l'avvento dell'età dei Comuni vennero adottate
nuove disposizioni per favorire la diffusione della vite e per
proteggerla da ogni sorta di danno.
L'invenzione della stampa contribuì alla diffusione delle
tecniche viticolo-enologiche, che rimasero fino alla metà del
XIX, legate alle millenarie tradizioni: la tecnica esposta dai
migliori autori non si scostava affatto da quella già
magistralmente illustrata da Calumella e Virgilio.
La comparsa di tre parassiti giunti dall'America (oidio, Oidium
Tuckeri, la fillossera, Phylloxera vastatrix, e la peronospora,
Plasmopora viticola) determinò una vera rivoluzione nella
tecnica colturale: non fu più possibile mettere in atto le
conoscenze tramandate da padre in figlio. Si rese necessario
appoggiarsi sulle scienze biologiche e fisico-chimiche per
combattere i nuovi microscopici e implacabili nemici. Grazie
alle ricerche e studi di numerosi scienziati e tecnici, è stato
possibile individuare il sistema per salvare e migliorare la
coltivazione dei nostri vigneti.
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La "personalità"
di un vino, cioè la sua caratteristica di distinguersi
nettamente da un altro, deriva da numerosi fattori: il
terreno su cui si coltiva la vigna; la varietà delle
viti; il modo in cui si coltiva la vigna; il clima della
zona; la famiglia dei microorganismi (saccaromiceti) che
presidiano la zona; l'epoca della vendemmia; il modo di
pigiare l'uva; il modo di governare la fermentazione;
il modo e l'epoca del travaso; l'igiene della cantina;
la qualità della botte; il tempo d'invecchiamento. Solo
pochi di questi fattori sfuggono al dominio del
vignaiuolo; la maggioranza non si sottrae al suo
controllo o almeno alla sua facoltà di scelta. Prima di
essere figlio del clima o del lievito o della vite, il
vino è figlio del vignaiuolo; ne eredita il carattere,
ne esprime la personalità. (Prof. Luigi Barbagallo).
Il "territorio" è
un insieme di compo-nenti del vino e della sua immagine:
qualità del terreno, clima, esposizione del vigneto,
tradizione, mito, cultura del contadino e del
vinificatore, cultura del venditore. Anche il paesaggio,
l'arte, la storia e la poesia sono componenti
importanti del territorio, così come la cucina,
l'ospitalità e persino l'economia totale.
La valorizzazione di un territorio inizia con veri dati
di fatto sia per quanto concerne la cultura e il
com-mercio sia per i fattori pedoclimatici, Sovente la
valorizzazione di un ter-ritorio viene iniziata da
personaggi singoli, che in seguito si associano o
trovano imitatori interessati a percorrere una certa
strada ritenuta valida. Ne consegue così un fatto
sociale o di ordine economico, che pian piano con studi,
contrasti, accordi e disaccordi, conduce a sviluppi più
o meno rapidi.
E' importante che tali sviluppi restino
al di fuori del dominio delle folle e delle loro
passioni, e che vengano affidati alle serene ed
equilibrate menti degli uomini di scienza e di diritto.
Questo è il territorio. (Dr. G. Tachis, Enologo). |
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LA
QUALITÀ
DEL VINO
La
qualità, specie per il vino, è come la bellezza: facile da
apprezzare, ma difficile da definire. Tuttavia possiamo dire che
per qualità di un vino si intende l'insieme delle sue
caratteristiche compositive che possono essere:
• intrinseche: composizione chimica, costituenti (valutabili con
l'analisi chimica attraverso la misura di parametri chimici come
il pH, il grado alcolico, l'acidità volatile, fissa e totale,
l'anidride solforosa libera, combinata e totale, gli zuccheri,
l'estratto secco, i polifenoli, etc.);
• estrinseche: caratteri sensoriali misurabili mediante
parametri sensoriali da ricercare con l'analisi organolettica o
sensoriale e da valutare con la degustazione (aspetto: colore e
limpidezza, bouquet: finezza, intensità olfattiva e franchezza,
gusto: corpo, armonia, intensità gustativa e gusto-olfattiva,
caratteri di tipicità).
Secondo Emile Peynaud la qualità di un vino è data dai suoi
costituenti sapidi (fissi: amaro - dolce - salato - acido -
insipido) e odorosi (volatili), in armonia sia nel sapore che
nell'odorosità.
La qualità dei vini in Italia è controllata dalla legge, la
quale stabilisce tra l'altro alcuni parametri chimici ed
organolettici a cui un vino deve corrispondere. La legge di
riferimento è la 164 del 1992 che ha sostituto la legge 930 del
1963, il DPR 12 luglio 1963 n. 930. La normativa vigente prevede
che i vini in relazione alla loro provenienza e qualità si
possono distinguere in:
• Vini a D. O. C. (Denominazione di Origine Controllata), le uve
provengono tutte dalla zona determinata e, nella produzione
dell'uva come nella trasformazione, si deve rispettare un
apposito disciplinare stabilito per Decreto del Ministro delle
Politiche Agricole;
• Vini a D. O. C. G. (Denominazione di Origine Controllato e
Garantita), ai requisiti della DOC si aggiungono analisi
fisico-chimiche ed organolettiche al fine di riconoscere il
particolare pregio del vino;
• Vini a I. G. T. (Indicazione Geografica Tipica), almeno l'85%
delle uve deve provenire dall'area geografica determinata. (Vino
IGT Sicilia D.M. 10/10/95 - G.U. n. 269 del 17/11/95.
A livello di Unione Europea, i vini di qualità vengono
classificati in:
• V.Q.P.R.D. (Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate),
nei quali rientrano i DOC e DOCG;
• V.F.Q.P.R.D. (Vini Frizzanti di Qualità Prodotti in Regioni
Determinate);
• V.S.Q.P.R. D. (Vini Spumanti di Qualità Prodotti in Regioni
Determinate).
Secondo recenti statistiche i vini a D.O.C, e D.O.C.G. contano
una produzione annua italiana di circa dieci milioni di
ettolitri pari a circo il 15% della produzione vinicola totale.
In particolare i vini di qualità a D.O.C, e D.O.C.G. al Nord
rappresentano il 64%, al Centro il 24% al Sud e nelle Isole il
12%.
La qualità nel campo enologico è dettata dal "Disciplinare di
Produzione" presente presso le Camere di Commercio (C.C.I.A.A.),
le quali oltre ad indicazioni relative alla delimitazione del
territorio vacato di provenienza (aree viticole) contengono i
parametri che stabiliscono gli standard qualitativi e cioè:
• Uvaggio (vitigni);
• Resa produttiva ad ettaro;
• Eventuali periodi d'invecchiamento o maturazione;
• Parametri chimici ed organolettici.
Come recita l'art. 13/164 del '92, condizione utile per
l'utilizzazione delle D.O.C, e D.O.C.G. è la "Certificazione
Positiva" rilasciata dalle C.C.I.A.A. su richiesta dei
produttori.
Le Denominazioni di origine sono strumenti, certificanti la
qualità, a disposizione dei produttori, ai quali per poterne
usufruire, non basta avere il vigneto ricadente nella zona
delimitata dal disciplinare di produzione, ma occorre che i loro
vini siano prelevati e sottoposti ad esami chimici ed
organolettici da parte delle Commissioni di degustazione
funzionanti presso le C.C.I.A.A., composte da Enologi, Esperti,
Tecnici laureati. Periti agrori. Agrotecnici, Agronomi e
Assaggiatori di Vino. Tali Commissioni devono constatare se i
prodotti presentati per essere esaminati, corrispondono a quanto
indicato dalle norme contenute nel relativo "Disciplinare di
Produzione". In base alla legge esistono tre stati qualitativi:
1 ) Qualità dettata da parametri minimi che sono inseriti nel
disciplinare di produzione;
2) Qualità detta creativa, cioè quella data da quel quid in più
a disposizione del produttore per differenziare in senso
qualitativo migliore la sua produzione;
3) Qualità certificata, che è quella attestata dal nullaosta
rilasciato dalle C.C.I.A.A. per utilizzare le denominazioni di
origine controllata e garantita. In Italia esistono al momento
quasi quattrocento vini a D.O.C e a D.O.C.G.
I fattori che influenzano la qualità del vino sono:
• fattori permanenti: vitigno (vacato o no), clima, microclima,
terreno (natura geologica, giacitura, esposizione,
caratteristiche fisiche e chimiche); zona vacata o no;
• fattori modificabili (tecnica colturale, sistema di
allevamento e potatura, sesto d'impianto, fertilizzazione,
difesa fitosanitaria);
• fattori enologici (sistema di vinificazione, trattamenti di
cantina, igiene dell'ambiente, delle attrezzature e dei
contenitori);
• fattori variabili (annata di produzione);
• fattori umani (conoscenze tecniche del cantiniere e
dell'enologo, preparazione, competenza ed educazione del
consumatore);
• fattori condizionanti (gusto, abitudini, moda, ambiente,
potere nutrizionale, prezzo di vendita, rarità del prodotto.
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ETNA DOC
Dante definì la Sicilia
"Isola del Fuoco", riferendosi al vulcano Etna. Ed è proprio qui che i
vigneti assumono caratteristiche uniche, dove la realtà rafforzata dalle
tradizioni e dalla mitologia, danno origine al "vino del fuoco". Un vino
di primissima qualità che riesce a dare al bevitore un forte potere
evocativo dei luoghi di produzione.
Nella "Storia dei Vini
d’Italia", pubblicata nel 1596, venivano ricordati i vini prodotti sui
colli che circondano Catania la cui bontà veniva attribuita alle ceneri
dell’Etna.
La D.O.C. Etna è stata
riconosciuta con
D.P.R. 11 agosto 1968, ai sensi della legge 3 febbraio 1963, n. 116.
Il relativo
disciplinare di produzione fissava le caratteristiche e i territori
comunali interessati (vedi
cartina).
Con decreto
del 27/09/2011 è stato approvato il
Disciplinare
di produzione dei vini a denominazione di origine controllata
“ETNA”, ad integrazione e sostituzione del precedente.
Principali vitigni a bacca rossa: Nerello Mascalese, Nerello
Cappuccio.
Principali vitigni a bacca bianca: Carricante, Cataratto,
Minnella.
I vini a D.O.C. dell'Etna
Caratteristiche |
ETNA ROSSO |
ETNA ROSSO RISERVA |
ETNA ROSATO |
ETNA BIANCO SUPERIORE |
ETNA BIANCO |
ETNA SPUMANTE |
Colore |
rosso rubino con riflessi granato con l'invecchiamento
|
rosso rubino con
riflessi granato con l'invecchiamento |
rosato tendente al
rubino |
giallo paglierino
molto scarico con riflessi verdolini |
giallo paglierino con leggeri riflessi dorati
|
per il tipo rosato: rosato scarico con
riflessi rubino con l’invecchiamento; per il tipo
bianco: giallo paglierino scarico, con riflessi dorati
con l’invecchiamento |
Odore |
vinoso intenso
caratteristico |
intenso,
caratteristico |
intenso,
caratteristico |
profumo delicato
caratteristico |
profumo delicato,
caratteristico
|
intenso e
caratteristico, con delicato sentore di lievito |
Sapore |
secco, caldo
robusto, pieno, armonico
|
secco, caldo
robusto, pieno, armonico |
secco,
armonico |
secco, fresco,
armonico, morbido |
fresco secco armonico
|
pieno, armonico,
di buona persistenza; da brut a extradry |
Min. grad. alcolica
|
12,5% |
13% |
12,5% |
12% |
11,5% |
11% |
Affinamento |
fino a 6 anni
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fino a 3 anni
|
fino a 3 anni
|
fino a 2 anni
|
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Abbinamento consigliato |
arrosti selvaggina
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|
tutto pasto
|
frutti di mare crostacei
|
frutti di mare crostacei
|
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Vitigni |
nerello mascalese (min 80%) nerello mantellato (max
20%) |
|
nerello mascalese (min 80%) nerello mantel-lato (max
20%) |
carricante (min 60%) catar-ratto bianco comune
e/o lucido (max 40%) trebbiano e/o minnella bianca (5%-10%)
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carricante (min 60%)
catarratto bianco comune e/o lucido (max 40%) trebbiano e/o minnella
bianca (5-10%) |
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